Questo articolo nasce dal desiderio di approfondire in modo semplice e chiaro il concetto di efficienza nei tiri nella pallacanestro moderna, con l’obiettivo di offrire a giocatori, allenatori e appassionati uno strumento di riflessione sull’importanza delle scelte di tiro in relazione al loro reale rendimento. Il focus sarà quindi sul concetto di Shooting Efficiency.
Partiremo dalla terminologia (tradotta anche in italiano), per poi analizzare in ordine decrescente i tiri più efficienti nel basket odierno. È importante, e per me doveroso, citare Michael Arcieri, ex Director of Sport Operations in NBA e attuale General Manager di Pallacanestro Trieste. Quando, nel 2023, arrivò a Trieste portando con sé questa filosofia di gioco, ne rimasi affascinato. Grazie alla fiducia e all’apertura del club verso questa visione, i risultati non si sono fatti attendere, merito anche di un approccio fondato su data analytics e metriche analitiche, applicate con coscienza e costanza.
Proprio per questo motivo, ho chiesto personalmente a Michael l’autorizzazione a condividere e divulgare questi concetti che, sebbene largamente diffusi e consolidati negli Stati Uniti, in Italia vengono ancora troppo spesso etichettati con superficialità come ‘americanate’ valide solo oltreoceano.”
Nell’agosto del 2023, con l’arrivo di Michael a Trieste – insieme all’allora head coach Jamion Christian – abbiamo trovato appesa all’interno del nostro spogliatoio una gigantografia della “Shooting Hierarchy”. Per molti di noi si trattava di un concetto nuovo, quasi spiazzante nella sua chiarezza, ma con il passare dei mesi è diventato un punto di riferimento, un’identità condivisa e, di fatto, un vero e proprio modello da seguire.
I risultati ottenuti parlano da soli: vittoria del campionato di Serie A2 e successivo raggiungimento dei playoff al primo anno in Serie A1 da neopromossi. Tutto questo è stato possibile anche grazie all’adozione rigorosa di questa mentalità: attaccare il ferro, costruire tiri aperti e ad alta efficienza, guadagnarsi viaggi in lunetta, ed evitare con intelligenza le conclusioni a bassa resa. Un approccio semplice nei principi, ma rivoluzionario nell’applicazione quotidiana.
Basandomi sulla Shooting Hierarchy condivisa da Michael, ho ricreato una mappa personalizzata, adattando la scala cromatica alle diverse zone del campo. Il risultato è una Shooting Hierarchy Map pensata per spiegare nel dettaglio questi concetti in modo chiaro e visivo.
I dati presenti nelle tabelle sono basati su medie statistiche delle ultime stagioni NBA, e rappresentano un valido punto di partenza per analizzare quali conclusioni risultino, in media, più efficienti in termini di punti per possesso (PPS).
È però fondamentale sottolineare che questi numeri vanno sempre contestualizzati: ogni campionato, livello di gioco o singolo atleta presenta caratteristiche uniche che possono influenzare in modo significativo l’efficacia di un determinato tipo di tiro.
Infine, a partire dalla tesi centrale sull’uso crescente — e talvolta eccessivo — del tiro da tre punti come fulcro offensivo del basket moderno, verrà introdotto un contro-argomento strutturato e ben documentato, sviluppato da Michele Vischi, ex giocatore e oggi PhD in Fisica e attualmente ricercatore post-doc all’Universtià di Trieste in Quantum Computing .
Attraverso un’analisi rigorosa, arricchita da dati e riflessioni personali, Michele i propone una rivalutazione del tanto bistrattato tiro dalla media distanza (mid-range shot), mettendo in luce il suo valore tecnico, tattico e psicologico — specialmente nelle situazioni di gioco ad alta pressione e nelle mani dei grandi creatori di tiro.
Il percorso si concluderà con una sintesi finale e alcune considerazioni conclusive che vogliono andare oltre le medie numeriche, per riflettere in modo più completo sull’efficienza reale, contestualizzata e personalizzata, nel basket del presente e del futuro.
L’obiettivo non è fornire una verità assoluta, ma offrire uno spunto di riflessione utile per interpretare e migliorare il gioco, a tutti i livelli.
Cosa troverai in questo articolo:
1° Quarto: Concetto di Shooting Efficiency and Shoot Selection 2° Quarto: Mappa del campo da basket e zone di tiro 3° Quarto: Proposta del modello 3 W: Who, Where, When. 4° Quarto: Midrange is not dead : Il Caso SGA con Michele Vischi PHD in Physics
Bonus: Fonti, dati, tabelle e software utilizzati
1st Quarter
Introduzione – Shoot Efficiency and Shot Selection
Nel basket moderno, l’efficienza al tiro non è più soltanto una questione di tecnica individuale, ma il risultato di scelte consapevoli, spaziature ottimizzate e letture corrette. Comprendere dove e come si realizza un canestro è diventato essenziale per costruire un attacco efficace, allenare in modo mirato e valorizzare al meglio le caratteristiche dei propri giocatori.
Questo articolo nasce dalla volontà di mettere ordine tra numeri, tendenze e buone pratiche legate alla selezione dei tiri e alla loro efficienza misurata in PPP (Points Per Possession). Attraverso dati aggiornati provenienti da FIBA, NBA – analizzeremo le zone del campo più redditizie, i tipi di tiro più efficienti, e il rendimento medio per ruolo e situazione.
I dati parlano chiaro: non tutti i tiri valgono allo stesso modo. Un layup al ferro non ha lo stesso impatto di un jumper dal midrange, e un tiro da tre dall’angolo può risultare molto più efficiente rispetto a uno dalla punta. Per questo motivo, diventa fondamentale conoscere le statistiche dietro ogni zona e tipologia di tiro, per fare scelte migliori in campo e in allenamento.
In un contesto sempre più orientato all’analisi e alla valorizzazione delle risorse, questo studio vuole offrire uno strumento utile a coach, atleti e appassionati per capire dove si costruisce oggi il vantaggio offensivo, e come si può massimizzare ogni possesso.
Cos’è la “Shooting Efficiency” e cosa misura il Point Per Shot (PPS)
Nel basket moderno, ogni possesso è prezioso. Per questo motivo, uno dei principali obiettivi di ogni attacco è massimizzare l’efficienza offensiva. Ma cosa significa, nel concreto, prendere un “tiro efficiente”?
A questo punto entra in gioco il concetto di Points Per Shot (PPS), ovvero il numero medio di punti che un giocatore genera ogni volta che tenta un determinato tipo di tiro. Più alto è questo valore, maggiore è il rendimento offensivo associato a quella scelta. È una metrica semplice ma estremamente efficace per valutare l’efficienza reale di un tiro, andando oltre la semplice percentuale di realizzazione.
Per comprendere al meglio le zone ad alto e basso rendimento, è utile introdurre la terminologia utilizzata nella classificazione dei tiri, che ci accompagnerà nella lettura della shooting chart (mappa dei tiri).
I tiri vengono prima di tutto distinti in base al grado di pressione difensiva:
UC = Uncontested (non contestato)
C = Contested (contestato)
Successivamente, ogni zona del campo assume una sigla ben definita:
R = Rim, cioè al ferro
FT = Free Throw line, area del tiro libero
C3 = Corner 3, tripla dagli angoli
L3 = Long 3, tripla centrale o lunga distanza
P = Paint, area pitturata (restricted area e mid-paint)
NP = No Paint, zona interna ma fuori dal pitturato (midrange)
Riassumiamo dunque queste informazioni in una tabella (Tabella 1) che, in ordine decrescente di efficienza, elenca le principali tipologie di tiro nella pallacanestro moderna secondo la terminologia e i dati di riferimento statunitensi.
Di seguito l’analisi dettagliata di ogni riga:
🟩 TIRI AD ALTA EFFICIENZA (Zona Verde Chiaro/Verde Scuro)
Questi tiri hanno una resa ottimale in termini di punti per ogni tiro effettuato.
UCR – Uncontested at the Rim (1.82 PPS)
Descrizione: Tiro al ferro (layup, schiacciata) non contestato.
Nota tattica: È il tiro più efficiente in assoluto. Priorità assoluta per ogni attacco.
FTS – Free Throws (1.5 PPS)
Descrizione: Tiri liberi. Valore medio considerando che spesso sono due tiri.
Nota tattica: Molto efficiente. Cercare contatti e bonus può aumentare la produttività.
UCC3 – Uncontested Corner 3 (1.23 PPS)
Descrizione: Tiro da 3 dalla zona angolo (corner) non contestato.
Nota tattica: Molto vantaggioso. L’angolo è il punto da 3 più vicino al canestro.
UC L3 – Uncontested Long 3 (1.19 PPS)
Descrizione: Tiro da 3 non contestato, dalla parte alta (top/wing).
Nota tattica: Un buon tiro, leggermente meno efficace rispetto all’angolo.
CC3 – Contested Corner 3 (1.11 PPS)
Descrizione: Tiro da 3 dall’angolo contestato.
Nota tattica: Anche se marcato, rimane efficace. Dimostra l’alto valore del corner.
🟨 TIRI DI MEDIA EFFICIENZA (Zona Gialla/Arancio)
Tiri che producono un rendimento accettabile ma meno ottimale.
UC P – Uncontested Paint (1.06 PPS)
Descrizione: Tiro dentro l’area (non al ferro) non contestato.
Nota tattica: Ancora valido, ma meno del tiro al ferro.
CR – Contested at the Rim (1.05 PPS)
Descrizione: Tiro al ferro contestato.
Nota tattica: Quando difeso, anche il ferro perde efficienza.
CL3 – Contested Long 3 (1.00 PPS)
Descrizione: Tiro da 3 contestato dalla parte alta del campo.
Nota tattica: Si avvicina all’1 punto per tiro, ancora accettabile, ma marginale.
🟥 TIRI A BASSA EFFICIENZA (Zona Rossa)
Tiri da evitare se possibile, perché producono pochi punti per ogni tentativo.
UC NP2 – Uncontested No Paint 2 (0.93 PPS)
Descrizione: Tiro da 2 fuori dall’area ma non contestato.
Nota tattica: Il classico midrange. Poco efficiente, anche se libero.
CP – Contested Paint (0.75 PPS)
Descrizione: Tiro dentro l’area, ma contestato.
Nota tattica: Bassa resa, indicativo della forza difensiva interna.
C NP2 – Contested No Paint 2 (0.70 PPS)
Nota tattica: Il tiro meno efficiente in assoluto. Da evitare.
Descrizione: Tiro da 2 fuori area contestato.
II Quarter SHOOTING CHARTS (COURT)
La Shooting Chart
La mappa dei tiri (o shooting chart) è la lente attraverso cui traduciamo i numeri in spazi reali di gioco. Di seguito trovi una guida pratica per interpretarla al meglio.
Suddivisione del campo in zone Il parquet viene segmentato in aree codificate (restricted area, paint, short/long mid‑range, corner 3, Long 3). Ogni segmento corrisponde a un set omogeneo di tiri accomunati da distanza, angolo e livello di traffico difensivo.
Tipologia e livello di contestazione Per ciascuna zona la chart distingue fra:
Uncontested – il tiratore non subisce pressione diretta (closing‑out tardivo o difensore a > 1 m).
Contested – il difensore influenza la meccanica (braccio alzato, corpo a contatto, close‑out entro 1 m).
Valore in Punti per Possesso (PPP) A ogni combinazione zona + contest viene assegnato un coefficiente di efficienza espresso in PPP. Più il valore è alto, maggiore è il ritorno medio di quel tentativo sull’arco di una stagione.
🔴 Rosso (PPP < 1.00) → soluzione da limitare salvo doti specifiche del tiratore
Contestualizzazione statistica I coefficienti provengono da medie pluriennali NBA/FIBA: sono un riferimento, non dogmi. Variazioni di campionato, ritmo, talento individuale o match‑ups difensivi possono spostare i valori reali.
Come usarla in pratica
Coach & Staff: progettano spacing offences perché generino prevalenza di zone verdi (UCR, UCC3) e riducano i rossi (C‑NP2).
Giocatori: visualizzano i propri heat‑spots per allenare tiri ad alto rendimento e riconoscere quando rinunciare a soluzioni inefficienti.
Analisti: comparano shot‑profile di squadre e singoli per costruire game‑plan difensivi (ad es. lasciare il mid‑range a uno scorer mediocre, chiudere gli angoli a uno specialista da corner).
Con l’“infarinatura” fornita dalla tabella delle terminologie del capitolo precedente, la chart smette di essere un semplice grafico colorato e diventa un navigatore tattico: ogni casella racconta quanto vale, in media, quel tiro per possesso e ti indica se premere l’acceleratore o tirare il freno in una determinata zona del campo.
Un esempio pratico
Se osserviamo le zone verdi, noteremo come i tiri da tre non contestati dagli angoli (Corner 3) e i layup non marcati siano tra i più redditizi. In un sistema ben costruito, creare questi tiri deve essere una priorità. All’opposto, i tiri dalla media distanza contestati – per esempio quelli dal midrange – sono da evitare se non si ha in squadra un giocatore con efficienza d’élite da quella zona.
Diamo un po di contesto quindi a quello che vediamo. I dati vanno usati con cautela non come verità unica e assoluta,
You need the numbers. But you need the people, too. Data should inform decisions, not make them.” Tradotto: “Hai bisogno dei numeri. Ma hai anche bisogno delle persone. I dati devono informare le decisioni, non prenderle.” Daryl Morey
📊 Il dato non basta: serve contesto, lettura e umanità
Capire la shooting efficiency è solo il primo passo per trasformare l’analisi dei dati in un vero vantaggio competitivo. I numeri ci aiutano a individuare quali tiri sono più efficienti di altri, ma non possono, da soli, costruire un attacco efficace. Serve il contesto, e soprattutto servono persone – allenatori e giocatori – in grado di leggere la partita, adattarsi e prendere decisioni in tempo reale.
Dai dati emerge chiaramente che alcune aree del campo producono tiri a più alta efficienza: in particolare, le conclusioni al ferro (PPS 1.82) e le triple dagli angoli. Costruire un attacco attorno a queste “zone calde” ha senso, ma questo senso va costruito attraverso il lavoro quotidiano in palestra, con la tattica, la spaziatura e la lettura delle situazioni. Non significa, banalmente, forzare ogni azione per arrivare a un tiro dall’angolo, come se fosse un obiettivo isolato.
Ad esempio, una squadra che decide di attaccare con insistenza il ferro può ottenere più canestri ad alta percentuale, indurre falli e guadagnare tiri liberi (PPS 1.50). Ma c’è di più: ogni penetrazione crea paint touches, ovvero tocchi dentro l’area che, se non finalizzati, generano spesso scarichi per tiri aperti. Quando la difesa aiuta sul penetratore, si aprono linee di passaggio verso i tiratori. È in questo contesto che le triple dagli angoli diventano una conseguenza naturale e ad alta efficienza: derivano da un drive and kick ben eseguito o da un extra pass, come ad esempio un passaggio dai 45 gradi verso l’angolo in rotazione difensiva.
Questa puo essere una chiave di lettura importante quindi per interpratare la mappa di tiro .
Le squadre possono usare i dati sulla shooting efficiency anche dal lato difensivo, programmando la partita con l’obiettivo di togliere all’avversario i tiri più efficienti e indirizzarlo verso soluzioni meno redditizie. Analizzando le shot chart degli avversari e conoscendo le zone e i giocatori più pericolosi, lo staff tecnico può impostare un piano per negare il ferro, limitare le triple dagli angoli e costringere a conclusioni dal midrange, storicamente meno efficienti. La chiave è personalizzare la difesa in base agli avversari, evitando aiuti inutili, controllando il ritmo e adattando le regole di contenimento per ogni profilo offensivo. Non si tratta solo di difendere con intensità, ma con intelligenza: usare i dati per decidere dove farsi battere e dove no.
In sintesi, i dati ci dicono dove andare, ma la pallacanestro ci spiega come arrivarci. La vera forza sta nell’equilibrio tra numeri, intuito e preparazione.
We don’t make decisions without data, but we don’t make decisions based only on data.”
Jeff Bezos
Questa seconda tabella è un “Shoot Efficiency Shooting Chart” diversa ma che riporta i stessi dati della Mappa di tiro principale. Ovvero un grafico comparativo di efficienza dei tiri nel basket, basato sui punti per tiro (PPS – Points Per Shot). I tiri sono classificati in ordine decrescente di efficienza, cioè dal tiro che genera in media più punti a quello che ne genera meno. Nella seguente tabella andiamo a vedere in maniera più dettagliata le zone del campo e i rispettivi valori di PPS. Un’ altra prospettiva per leggere gli stessi dati.
Per concludere questo paragrafo, vorrei condividere la shot chart della nostra squadra durante la stagione LBA 2024–2025. Il punto principale qui è come mettere in pratica la teoria — tradurre i concetti esposti nella gerarchia dei tiri, come spiegato da Michael e Jamion, direttamente sul campo. Questo dimostra l’applicazione pratica dei principi strategici, trasformando le intuizioni analitiche in decisioni ed esecuzioni reali durante la partita.
3rd Quarter: Proposta del Modello WHO – WHEN – WHERE: una matrice per valutare l’efficienza reale del tiro.
Il modello NBA 2K: Contestazione e Ritmo : Molti appassionati di basket hanno avuto modo di giocare negli anni a NBA 2K, il videogioco di simulazione cestistica più avanzato,il quale dotato di analisti ed ingeneri di assoluto livello ha introdotto da anni un algoritmo che valuta ogni tiro in base a due fattori e rende la simulazione piu realistica che mai.
Il sistema di valutazione di tiro viene quindi valutato su questi fattori.
Contest Level: No Contest, Light, Heavy
Timing del rilascio: Early, Excellent, Late
Questa valutazione restituisce un punteggio (“Grade”) che sintetizza la probabilità di successo. Questa logica, già validata su scala globale, è il cuore del nostro sistema visivo con colori:
Colore
Contest
Categoria
🟩 Verde
No Contest
Efficiente
🟨 Arancio
Light
Accettabile
🟥 Rosso
Heavy
Inefficiente
Mentre NBA 2K24 offre una rappresentazione semplificata ma educativa della qualità del tiro, nel basket professionistico la valutazione della shot selection richiede un’integrazione più complessa e multilivello di dati. Il framework che propongo si fonda su tre dimensioni fondamentali, che possono essere sintetizzate nelle cosiddette 3 W:
WHO – Chi prende il tiro
Ogni giocatore ha una shot quality baseline differente, determinata da:
Percentuali reali in catch-and-shoot, off-the-dribble e pull-up;
True Shooting % (TS%) e Effective FG% (eFG%);
Shot difficulty weighted average (valutazione media ponderata in base alla difficoltà dei tiri presi);
Shot creation ability (percentuale di tiri creati dal palleggio o assistiti);
Contest-resilient metrics (efficacia sotto pressione).
Esempio reale (fonte: NBA Stats, Synergy, InStat):
Stephen Curry (2023–24): 41.2% da 3 su 11 tentativi/gara → High green zone shooter anche in light/heavy contest.
PJ Tucker: 36% da 3 ma solo in corner, su catch-and-shoot → Verde solo in contesti molto specifici.
🟢 Un tiro da 9 metri di Curry potrebbe avere un rating “verde”, mentre lo stesso tiro di un lungo con basso range va valutato in “rosso”, anche senza contest.
WHEN – Quando viene preso il tiro
Il tempo e la fase dell’azione determinano fortemente la qualità del tiro:
Early clock (<20s): spesso meno efficienti, salvo siano in transizione o wide open.
Optimal clock (10–4s): massima efficienza media (secondo Second Spectrum, i migliori punti per possesso si registrano tra 9 e 6 secondi).
Late clock (<4s): generalmente forzature → aumento di shot difficulty e calo dell’eFG%.
Clutch time performance (ultimi 5 minuti, <5 punti di scarto).
🔶 Un tiro preso da un ottimo tiratore ma con 20 secondi ancora sul cronometro potrebbe ricevere un voto arancione: “prematuro”.
Allo stesso tempo un midrgange preso da un eccellente giocatore con determinate caratteristiche im un determinato momento può risultare verde anche se come visto i precedenza i punti per possesso di un “Contested No Paint ” siano solamente 0.70 per possesso (in media).
Vedremo dopo un capitolo interessante su SGA.
WHERE – Da dove viene preso il tiro
Non tutti i tiri da 2 o da 3 sono uguali. L’analisi moderna (NBA, Euroleague, Synergy) suddivide il campo in zone ad alta e bassa efficienza:
Corner 3s → altissima eFG% (~1.2 PPP, points per possession).
Above the break 3s → buoni se presi in ritmo o da specialisti.
Long midrange (14–22 piedi) → spesso inefficiente (<0.9 PPP).
Restricted area → zona con maggiore conversione (oltre 60% di media in NBA).
Secondo i dati di Cleaning The Glass, il midrange lungo è la zona più inefficiente per punti prodotti per tiro tentato, mentre corner 3 e restricted area guidano le classifiche di efficienza offensiva.
🟥Un tiro preso in heavy contest da fuori equilibrio dalla zona di midrange può essere rosso, anche se preso da una guardia competente. Cosi come un NO PAINT 2 ( Tiro da due fuori dall’area ).
📊 Matrice finale esempio: modello di valutazione a colori e punteggio
WHO (Giocatore)
WHEN (Momento)
WHERE (Zona)
CONTEST
COLORE
VOTO
Tiratore d’élite
Fine possesso
Corner 3
Light
🟢
9.0
Big man poco mobile
Early clock
Long midrange
No
🔶
5.5
Role Player
Late clock
Above break
Heavy
🔴
3.0
Questo sistema consente di standardizzare la valutazione dei tiri presi, andando oltre le semplici percentuali e creando un modello predittivo adattabile.
✅ Applicazioni pratiche
Allenatori: identificare i tiri “consentiti” e “non consentiti” per ogni giocatore in ogni schema.
Analisti: tracciare la shot quality media della squadra e dei singoli.
Giocatori: visualizzare feedback immediato sulla propria shot selection (similmente a NBA 2K)
Giovani e Minibasket : Abituare fin da subiti i giovani cestisti a selezionare i tiri giusti o sbagliati attribuendo un colore al loro tiro.
Colore
Contest
Categoria
🟩 Verde
No Contest
Efficiente
🟨 Arancio
Light
Accettabile
🟥 Rosso
Heavy
Inefficiente
Nei prossimi mesi Questo concetto verrà sviluppato piu nel concreto.
IV QUARTER Midrange is not dead
Quanto abbiamo riportato nei quarters precedenti, mostra l’impatto che ha avuto l’analisi dati nel modo in cui viene impostato l’attacco delle squadre. Questo nuovo approccio modifica necessariamente anche le strategie difensive, e questo porta a delle considerazioni molto interessanti rispetto ai tiri dal midrange.
Dal punto di vista offensivo, per un giocatore di ruolo è diventato preferibile essere consistente ed affidabile al tiro da 3. Nel prossimo episodio vedremo come, per quanto il gesto tecnico del tiro da 3 dal punto di vista fisico/biomeccanico sia più dispendioso e complesso, è sicuramente più riproducibile e ripetibile, e quindi allenabile, rispetto ai tiri dal mid-range. Questi ultimi infatti richiedono un maggiore controllo e adattamento in base alla situazione e alla posizione da cui viene preso il tiro. In questo senso diventano tiri per i creatori di tiro di elite.
For the average fan, we don’t shoot midrange shots anymore. We’ve taken them out. That’s not true,” the two-time MVP said. “Role players don’t shoot midrange shots anymore. The role player in our league nowadays has to be able to guard multiple positions, has to be able to make threes. It’s a bonus and growing if they can attack a closeout and start the blender.”
Steve Nash
Dal punto di vista difensivo, la strategia più ovvia è cercare di limitare al massimo i tiri aperti da 3, piuttosto cercando di concedere agli avversari tiri contestati dal mid-range.
In questo contesto, e soprattutto nelle partite di alto livello dove la tattica e gli aggiustamenti offensivi e difensivi prevalgono, dominare il gioco dal mid-range diventa fondamentale. Il tiro dal mid-range può diventare un’arma letale ed è sbagliato affibbiargli solamente il ruolo di “tiro che vale meno punti” e che quindi deve essere assolutamente evitato. Riportando le parole di Steve Nash, il mid-range è devastante per le difese anche a livello mentale. Non bisogna dimenticarsi, oltre ai numeri, la natura umana del gioco: se un elite player inizia a dominare dal mid-range diventa quasi impossibile non dubitare del game-plan difensivo. Sono un PhD in fisica e il mio background matematico mi fa propendere molto per l’importanza dei numeri, ma sono stato anche giocatore e so che il lato umano non può essere diviso dall’aspetto meccanico. In campo ci sono esseri umani e non robot o macchine da numeri.
“What happens is, you may not be leaving the game plan, but you’re leaning. You’re thinking, instead of playing instinctively,”.
Steve Nash
In quanto segue possiamo supportare l’importanza del tiro dal mid-range anche con l’aiuto dei numeri.
Negli ultimi anni
Possiamo prima di tutto visualizzare il netto cambiamento avvenuto nella selezione di tiro delle squadre NBA negli ultimi 25 anni. I grafici che seguono sono stati generati dal sito https://nbavisuals.com/.
Il volume dei tiri dal long midrange è drasticamente calato, e al contempo il volume di tiri da 3 è aumentato. Il trend è evidente nei due grafici qui sotto. Dal 2001 al 2025 la frequenza di tiri dal long midrange è diminuita da una media di 30 fino a una media di meno di 5/10. Il numero medio di tiri da tre invece è aumentato da 10 fino a 35/40.
A sinistra, frequenza media dei tiri dal long mid range delle squadre NBA dal 2001 al 2025. A destra numero medio di tentativi da 3 punti dal 2001 al 2025. I tiri dal long mid-range sono diminuiti mentre c’è stato un netto aumento dei tiri da 3.
Ovviamente bisogna fare attenzione a un aspetto importante: meno volume di tiro non significa un peggioramento di efficienza. In media le squadre sono rimaste sostanzialmente consistenti durante gli anni nella loro percentuale sia al tiro da 3 che al tiro dal long midrange come evidenziato dai grafici qui sotto.
A sinistra, percentuale media nei tiri dal long mid range delle squadre NBA dal 2001 al 2025. A destra la percentuale media nei tiri da 3 punti dal 2014 al 2025. La percentuale media in entrambe le tipologie di tiro ha subito solo leggere variazioni.
Il dato probabilmente più interessante riguarda invece i tiri dal short midrange. I due grafici qui sotto mostrano un andamento particolare. A seguito di una leggera diminuzione della frequenza di tiri dal short midrange dal 2001 al 2010, non solo la frequenza di questi tiri è tornata ad aumentare ma anche la percentuale con cui vengono realizzati questi tiri è aumentata. L’andamento complessivo mostra un trend positivo. Questo a dimostrazione di come questo tipo di tiri possano essere ancora armi molto utili e anzi l’efficienza con cui vengono realizzati questi tiri sia migliorata.
A sinistra, frequenza media di tiri dal short mid range delle squadre NBA dal 2001 al 2025. A destra la percentuale media nei tiri dal short mid range dal 2001 al 2025. La frequenza ha subito un leggero aumento negli ultimi anni, mentre la precisione è aumentata nel corso degli anni.
La finale OKC vs IND
Possiamo inoltre effettuare alcune analisi ulteriori relativamente al successo nei playoff 2024/2025 delle due finaliste: Thunder e Pacers. Mettiamo innanzitutto a confronto le scelte di tiro durante i playoff di entrambe le squadre. Nei due grafici che seguono possiamo vedere come varia la frequenza dei tiri in dipendenza dalla distanza dal canestro. L’andamento risultante (la curva rossa in entrambi i grafici) per entrambe le squadre è comparato con l’andamento medio del resto delle squadre coinvolte nei playoffs (la curva blu in entrambi i grafici).
In alto, la curva rossa mostra frequenza di tiro degli Indiana Pacers in funzione della distanza dal canestro durante i playoff 2024/2025. La curva blu rappresenta l’andamento medio delle restanti squadre NBA. Nel grafico in basso la curva rossa e blu hanno lo stesso significato della figura in alto ma sono relative agli OKC Thunder. Entrambi i grafici mostrano due netti picchi nei tiri vicino al ferro e nei tiri da 3. Inoltre entrambe le squadre hanno preso più tiri dal midrange rispetto alla media.
Innanzitutto possiamo subito notare come questi grafici rispettano bene le shot charts definite nei quarters precedenti. L’andamento medio delle squadre NBA ha due picchi evidenti di tiri maggiormente frequenti: quelli vicino al ferro e quelli corrispondenti alla distanza del tiro da 3. L’aspetto veramente interessante di questi due grafici è che sia Pacers che Thunder hanno avuto una maggiore frequenza di tiri tra i 10-15 feet rispetto alla media. Tra le altre cose, OKC ha avuto anche una maggiore frequenza di tiri al ferro rispetto alla media (e quindi la capacità di dominare l’area).
Ma non solo per le due squadre questo tipo di tiri sono stati rilasciati con più frequenza rispetto alla media. Indiana e OKC nella zona tra 10-15 feet hanno avuto una effective field goal percentage (eFG%) significativamente più alta rispetto alla media della lega. Questo è evidenziato nei due grafici qui sotto. Come sopra l’andamento in dipendenza dalla distanza è mostrato con la curva rossa, mentre la curva blu rappresenta l’andamento medio delle restanti squadre NBA.
In alto, la curva rossa mostra la eFG% al tiro degli Indiana Pacers in funzione della distanza dal canestro durante i playoff 2024/2025. La curva blu rappresenta l’andamento medio delle restanti squadre NBA. In basso la curva rossa e blu hanno lo stesso significato della figura in alto ma fanno riferimento agli OKC thunder. Entrambi i grafici mostrano due picchi nei tiri tra 10 e 15 feet, indicando che entrambe le squadre hanno tirato meglio dal midrange rispetto alla media NBA.
Per quanto riguarda Indiana nel range tra 10 e 15 feet la percentuale più alta è stata raggiunta nei tiri da circa 15 feet mentre per OKC da circa 12/13 feet.
Questo tipo di analisi supporta l’idea che il successo di queste due squadre può essere legato anche alla loro efficacia nei tiri più difficili e meno codificati, ovvero nei tiri dal mid range.
Entrambe le squadre sono state tra le migliori squadre per secondi medi per tocco, che significa che entrambe le squadre hanno privilegiato le decisioni immediate, e con una frequenza relativamente alta la decisione era palleggiare e attaccare il pitturato. Ma la vera forza di entrambe le squadre è stata quella di combinare le decisioni rapide e ad alto coefficiente di punti quando la difesa era fuori posizione assieme ad efficienza nei tiri più complessi, nelle situazioni in cui la difesa era ben schierata. In questa ultima tabella possiamo correlare la probabilità di vittoria nelle partite delle Finals sulla base della eFG% nei tiri pull-up.
Game
Pull-up eFG%
Winner
IND
OKC
Game 1
42.9
37.0
IND
Game 2
40.9
48.0
OKC
Game 3
61.5
40.7
IND
Game 4
26.1
31.3
OKC
Game 5
30.8
31.3
OKC
Game 6
43.2
50
IND
Game 7
49.3
46.6
OKC
Delle sette partite di finale, solamente in gara 6 e gara 7 chi ha avuto una eFG% migliore ha perso la partita.
Queste considerazioni sono relative al collettivo delle due squadre, una menzione d’onore va al singolo giocatore che più di tutti incarna l’efficienza nei tiri dal midrange: la vittoria finale di OKC è intimamente legata al suo miglior giocatore, Shai Gigleous-Alexander.
Shai Gilgeous‑Alexander: maestro del mid‑range ed efficienza totale
In un’epoca in cui ogni possesso viene sezionato con cura, ogni tiro calcolato come un asset finanziario e ogni giocatore è incasellato dentro percentuali di Expected Shot Value, Shai Gilgeous-Alexander ha scelto la via più difficile: quella dell’arte.
Mentre il basket moderno, da Golden State in poi, si è allineato intorno alla logica binaria del “layup or three”, mentre i numeri affogano il midrange in una coltre rossa di inefficienza, il canadese a Oklahoma City ha preso quella zona del campo e l’ha trasformata in un trono.Questa non è una storia di nostalgia, né un elogio dell’estetica fine a sé stessa. È una storia di efficacia, di dominio e – soprattutto – di individualità. Perché se è vero che le medie NBA sconsigliano il midrange, è altrettanto vero che le medie NBA non raccontano il singolo. E Gilgeous-Alexander non è un giocatore medio. In questa shoot chart vediamo come, durante la regular season, nella zona del midrange ha tirato con il 57% rispetto al 45% medio dei giocatori della lega. Ma anche i volumi di tiro rendono SGA unico nella NBA odierna. Durante i playoff Shai ha tirato 9.2 pull-up 2 pointers a partita segnando col 45.6%. Nessuno si è avvicinato neanche lontanamente ai 9 pull-up di media a partita. Inoltre, se limitiamo l’analisi ai tiri dal short mid-range, Shai ha segnato con il 50% e quasi sempre senza essere assistito, ma creando per se stesso. In sostanza Shai è stato estremamente efficace in tutti quei tiri che le difese avversarie pregano di concedere.
Nei primi capitoli (“Shooting Efficiency”) ho costruito un percorso chiaro: nel basket moderno ci sono tiri che “valgono” di più. I layup non contestati, i corner three, i liberi – tutto torna. E in linea teorica, tutto si regge.
Ma poi arriva Shai. Uno che, nella stagione 2024-25, ha segnato 32.7 punti di media, tirando con il 51.9% dal campo, il 37.5% da tre, e – soprattutto – oltre il 50% dal midrange. Numeri che non esistono nel vocabolario tradizionale dell’analista.
In una stagione dominata da spacing estremo e volumi da tre punti impazziti, Gilgeous-Alexander ha scelto la complessità. E l’ha resa semplice.
“For me it was just part of the game. It was a skill set, a weapon.” — Shai Gilgeous-Alexander
Questa dichiarazione, rilasciata durante l’All-Star Break 2025, spiega tutto. Il midrange non è il residuo romantico di un basket passato. È un’arma. E lui ne è il massimo interprete.
Anatomia di un dominio silenzioso
Ci sono almeno quattro dimensioni del suo gioco che meritano un’analisi approfondita.
1. Il volume intelligente
SGA non tira tanto da tre. Non è Steph, non è Lillard, non è nemmeno Doncic. Ma quello che fa è selezionare. Tira quando ha spazio, quando il ritmo è giusto, quando la difesa è costretta a rientrare. Il suo 37.5% su volumi moderati è esattamente quello che serve per tenere onesta la difesa.
Quello che fa la differenza è che quasi la metà dei suoi tiri proviene dal midrange. Nella postseason 2025 ha convertito il 53% dei suoi pull-up tra gli 8 e i 16 piedi, un dato che normalmente vedremmo nei pressi del ferro. Ma lui lo fa con jumper in equilibrio, anche su una gamba, con il difensore addosso.
In tutta la regular season 2024–25, ha segnato più di 220 canestri dalla media, secondo solo a DeMar DeRozan. La differenza? Shai è stato molto più efficiente, e lo ha fatto da prima opzione offensiva in una squadra da 57 vittorie.
2. Il gioco a tre livelli
Gilgeous-Alexander è un’anomalia perché attacca in verticale. Non è un passatore da pick and roll alla Doncic, non è un tiratore dinamico come Curry. È un solista che suona tre strumenti contemporaneamente: drive, midrange, e linee di passaggio.
È leader NBA in drives a partita.
Ha realizzato 302 layup e dunk, più di Giannis.
Ha una delle True Shooting % più alte nei clutch (70.7%).
Il midrange diventa così un ponte. Un passaggio naturale dal ferro al tiro da tre. E non è solo efficiente: è inevitabile. Lo step-back, lo stop-and-pop, lo spin al gomito… ogni azione difensiva lo spinge lì, ed è lì che lui colpisce.
Di seguito la Shoting map Chart di SGA.
3. Il controllo del tempo
Ciò che rende Shai un caso unico non è solo dove tira, ma quando lo fa.
Nell’era dell’early offense e dei tre punti in transizione, Gilgeous-Alexander rallenta. Si prende il tempo di leggere. È un giocatore che costringe l’intera partita a seguire il suo ritmo. Un ball-handler che gioca a bassa velocità ma ad alta intensità.
Lo vedi cambiare ritmo dopo il primo palleggio, alzare la testa, mandare fuori giri il difensore con una finta di corpo. Poi, con due passi lunghi, si ferma, si alza e tira. Da lì, da quella terra di nessuno tra i 12 e i 18 piedi, dove tutti ti dicono di non andare.
E invece lui ci vive.
4. L’estetica come funzione
Il tiro di Gilgeous-Alexander è pulito, geometrico. I piedi si fermano in assetto, il rilascio è morbido, il follow-through elegante. Non è showtime. È progettazione. La sua efficienza deriva da un principio basilare: la forma è sostanza.
Chi lo paragona a Jordan o Kobe non lo fa (solo) per lo stile. Lo fa perché, come loro, ha reso il difficile – il jumper dalla media, in equilibrio, marcato – un tiro ad alta percentuale. E lo ha fatto sotto le regole dell’analisi moderna.
La risposta al culto del three-pointer
La narrazione dominante dice: “O tiri al ferro, o tiri da tre. Tutto il resto è inefficiente”. Ed è vero. Se guardiamo le medie. Se guardiamo la tabella PPS.
Ma poi arrivano giocatori come Shai, e ci ricordano che le eccezioni esistono, e vanno comprese. Non ignorate.
La sua stagione 2024–25 dimostra che:
Non serve tirare 10 triple a partita per essere MVP.
Non serve rinunciare alla tecnica per abbracciare la statistica.
Non serve conformarsi a un’unica verità per vincere.
Shai ha preso i princìpi dell’efficienza – spacing, selezione, shot quality – e li ha applicati al midrange, zona solitamente rossa nelle mappe. Ma con lui, quelle zone diventano verdi. Letteralmente.
Conclusione: L’efficienza è (anche) una questione di talento
L’obiettivo di questo articolo era duplice: da un lato, fornire strumenti concreti per comprendere l’efficienza dei tiri nel basket moderno; dall’altro, stimolare una riflessione più profonda sul significato stesso di “efficienza”.
Abbiamo imparato che i numeri contano. Che alcune zone del campo, come gli angoli per i tiri da tre o l’area del ferro, generano un ritorno offensivo superiore. Che il concetto di Points Per Shot (PPS) è uno strumento prezioso per valutare ogni tentativo di tiro.
Ma abbiamo anche visto che non tutto ciò che è inefficiente in media, lo è per tutti. E che il talento, la preparazione e la lettura del gioco possono piegare le statistiche, non negandole, ma superandole.
Shai Gilgeous-Alexander non è un argomento contro l’analisi. È l’argomento che completa l’analisi.
Nel 2025, il midrange non è morto. È solo diventato esclusivo. Appannaggio di chi ha i mezzi tecnici, mentali e fisici per dominarlo. Di chi non si nasconde dietro i numeri, ma li piega alla propria volontà.
L’efficienza, in fondo, è come la libertà: ha senso solo se può essere personalizzata.
E Gilgeous-Alexander, nel suo regno a 15 piedi dal ferro, ne è il più autorevole difensore.
Abbiamo scoperto, ad esempio, che:
Il tiro da tre non è solo una moda, ma una scelta razionale e strategica.
Il mid-range, pur demonizzato da molti analisti, può essere un’arma letale in mano a chi lo padroneggia con maestria.
La personalizzazione del gioco è ciò che distingue un sistema rigido da una squadra realmente efficiente.
La contestazione, il timing, il ruolo: ogni tiro ha valore solo se inserito nel contesto giusto, al momento giusto, nelle mani giuste.
Il caso Shai Gilgeous-Alexander ha rappresentato il perfetto controesempio alla teoria dominante: ha dimostrato che sì, i numeri servono, ma servono ancora di più giocatori in grado di leggere e interpretare. Che esiste un’efficienza oltre la tabella, fatta di ritmo, spazi, piedi a terra, equilibrio, e fiducia.
Spunti utili
Destinatari
Applicazione
Coach
Se un giocatore ha piedi, cambio ritmo e stop-and-pop, vale la pena allenare il tiro dal mid‑range anche oggi.
Giocatori
Il mid‑range non è una reliquia: è un livello tattico e tecnico che può spianarti il passaggio verso le opportunità al ferro e linee di tiro più aperte.
Analisti/Scout
Importante distinguere tra “shot chart efficiency” (media NBA) ed efficienza personalizzata: in alcuni casi, come quello di SGA, fa la differenza.
Per allenatori e giocatori
Non si tratta di bandire i tiri da due o idolatrare i tiri da tre.
Si tratta di insegnare a riconoscere un buon tiro, e costruire un sistema che lo generi con costanza.
Si tratta di educare alla scelta, non alla limitazione.
Per analisti e preparatori
I dati vanno letti con attenzione e usati come strumenti di supporto, non come sentenze.
È necessario imparare a distinguere tra efficienza sistemica ed efficienza individuale.
Efficienza media NBA per area di tiro (rim, corner‑3, mid‑range ecc.): dati Cleaning the Glass, mid‑range è la meno efficiente (~0.79–0.95 PPS) mentre corner‑3 e restricted area dominano con valori sui 1.1–1.2 PPSHooper University+1Cleaning the Glass+1
Statistica sulle zone di tiro e accuratezza: dettagli sulle definizioni di rim, short mid‑range, long mid‑range, corner threes, etc.Cleaning the Glass
Analisi accademica delle corner three nel basket moderno: mostra perché sono efficienti (alto tasso di assist >90%) e la loro strategia attacco-difesaLinkedIn+8arxiv.org+8washingtonpost.com+8
Articolo WAshington Post sull’impatto dell’analytics e dei PPS su shot selection NBA: confronti tra efficiency del tiro al ferro (~1.26 PPS), corner‑3 (~1.15 PPS), mid‑range (~0.84 PPS)StatMuse+10washingtonpost.com+10Hooper University+10
TOOLS USATI
Tool / Fonte
Utilizzo principale
Synergy Sports Technology
Shot charts, play‑type analysis, tracciamento video, scouting e sviluppo squadra
Second Spectrum (NBA)
Tracking ottico avanzato, metriche di qualità del tiro (qSQ, qSI), analisi visiva
Cleaning the Glass
Benchmark PPS per zona di tiro e confronto tra tiri (corner, mid‑range, rim)
NBA Stats / InStat
Profilazione shooter (TS%, eFG%, volume, contest percentage, assistati vs pull‑up)
CourtVision App (Second Spectrum)
Visualizzazione dinamica shot quality/hardness durante partita
CREDITS
Chi è Michele Vischi
A completamento di questo lavoro, è doveroso presentare Michele Vischi, co-autore e collaboratore prezioso nell’analisi del mid-range e dei concetti avanzati trattati.
Michele è un ex giocatore di pallacanestro, cresciuto nei settori giovanili di Trieste, con anni di esperienza nei campionati senior tra Friuli Venezia Giulia. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, ha intrapreso un brillante percorso accademico: oggi è dottore di ricerca in Fisica e si occupa di Quantum Computing presso l’ICTP (International Centre for Theoretical Physics) di Trieste, uno dei centri di ricerca più prestigiosi al mondo.
Il suo background scientifico e il passato da atleta gli consentono di coniugare rigore analitico e sensibilità cestistica, fornendo letture innovative sui dati, senza perdere di vista la dimensione umana del gioco. In questo articolo ha offerto uno sguardo tecnico e insieme empatico sull’importanza del mid-range nel basket moderno, dimostrando come numeri e percezione possano (e debbano) dialogare.
La sua presenza è la dimostrazione concreta che, nel 2025, la multidisciplinarità è una risorsa, e che è possibile passare dal parquet al laboratorio senza mai smettere di osservare il gioco con intelligenza e passione.
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