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1° Quarto – Il primo passo: alleggerire per respirare
Il mio primo incontro con Goodbye, Things di Fumio Sasaki è arrivato in un momento di stanchezza mentale, non fisica. Ero in una fase della mia carriera in cui mi sentivo circondato da troppe cose. Non parlo solo di oggetti materiali, ma di notifiche, stimoli, aspettative, appuntamenti. Il mio tempo libero era pieno quanto le giornate di lavoro, e la mia mente non staccava mai. Ho iniziato a leggere questo libro dopo un viaggio in Giappone con la mia fidanzata, attratto dal titolo più che da una reale intenzione di cambiare.
Già nelle prime pagine, ho sentito una verità disarmante: le cose che possediamo spesso ci possiedono. Pensiamo che ci servano, che ci migliorino la vita, ma in realtà la appesantiscono. E così, con un po’ di scetticismo, ho deciso di provare. Di iniziare a togliere. Prima i doppioni nell’armadio. Poi le scarpe mai usate. Poi documenti inutili, oggetti in fondo ai cassetti, abitudini digitali.
Mi sono reso conto che ogni oggetto in meno lasciava spazio. Spazio visivo, spazio mentale, spazio per respirare. E questo vale anche nello sport: quando giochi in un sistema troppo complicato, con troppe regole o schemi, ti perdi. Il gioco rallenta. Ma quando togli e lasci solo l’essenziale, torni a fluire.
Nel minimalismo – come nello sport – less is more non è solo un motto: è una strategia.
2° Quarto – La mente sgombra è un vantaggio competitivo
Una delle intuizioni più potenti di Sasaki è che ogni oggetto è una micro decisione. Un richiamo continuo. Una fonte di rumore. Più cose possiedi, più energia mentale sprechi, anche senza accorgertene. Questo mi ha fatto riflettere sul mio approccio alla performance: quanta attenzione disperdo durante la giornata?
Come atleta, siamo spesso educati a pensare al corpo. Ma il vero salto, il livello superiore, avviene quando cominciamo a allenare la mente. Quando impari a proteggere il tuo focus, a dire no alle distrazioni. E in questo il minimalismo è un alleato potente.
Nel concreto, ho iniziato a creare delle piccole abitudini minimaliste nella mia routine da giocatore:
- Uno zaino sempre pronto e ridotto all’essenziale per le trasferte.
- Eliminazione delle notifiche sul telefono durante i momenti chiave della giornata.
- Nessun oggetto sul comodino. Solo ciò che mi serve per riposare bene.
Il minimalismo diventa così una forma di gestione dell’energia mentale, e oggi – in un mondo saturo di stimoli – è una risorsa rarissima.
3° Quarto – Guadagnare tempo, dominare il ritmo
Uno dei mantra più forti che ho trattenuto da Goodbye, Things è questo: “Quando ti liberi delle cose, ti liberi del tempo”. E questo, detto da qualcuno che vive sempre tra treni, aerei, palestre e riunioni, è stato quasi provocatorio. Ma è vero. Ogni oggetto in più comporta un’azione in più: da pulire, sistemare, spostare, scegliere.
Mi sono chiesto: quanto tempo potrei guadagnare se togliessi il superfluo?
E soprattutto: come lo reinvestirei quel tempo?
Tutti momenti piccoli, ma di qualità. Il minimalismo non ti dà solo meno: ti dà meglio.
Anche nella preparazione atletica e nella pianificazione di una stagione sportiva, i concetti minimalisti funzionano: non serve fare 15 esercizi diversi per ogni distretto muscolare. Serve costruire un piano chiaro, mirato, sostenibile nel tempo. L’equilibrio, nel lungo periodo, batte la quantità.
Il minimalismo, in questo senso, è una filosofia che ti insegna a dominare il ritmo, a riconoscere ciò che vale e ciò che è solo rumore. E sul parquet, come nella vita, chi sa controllare il ritmo ha sempre un vantaggio.
4° Quarto – Il minimalismo come identità (non come estetica)
Arrivati a questo punto, una cosa mi è chiara: il minimalismo non è un’estetica pulita da Instagram. Non è avere solo una pianta e una tazza bianca. È una forma di scelta consapevole. È il coraggio di chiedersi: mi serve davvero? Aggiunge valore alla mia vita? O mi lega, mi rallenta, mi distrae?
Nello sport questo ha un riflesso diretto: quando giochi per evitare l’errore, sei bloccato. Quando giochi per esprimere la tua essenza, sei libero. E questo vale anche per la vita. Il minimalismo ti aiuta a riconnetterti con la tua identità, spogliata da tutto ciò che è solo aspettativa sociale, moda, o accumulo.

🏁 Overtime – Un invito personale
Se sei uno studente, un atleta, un giovane professionista o semplicemente qualcuno che sente di essere sopraffatto, ti invito a leggere Goodbye, Things. Non perché diventerai subito un minimalista giapponese. Ma perché, potresti scoprire che togliere è un atto di coraggio.
📘 Libro consigliato:
Fumio Sasaki – Goodbye, Things. Il nuovo minimalismo giappones